Gianni de Martino (IT)

Gianni De Martino

Il ritratto onirico di Gianni De Martino

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Milano. 18 aprile 2002. Un aereo si schianta contro il grattacielo Pirelli. Il pilota avrebbe canticchiato: “Ahia non respiro più / Mi sento / Che soffoco un po’ / Sento il fiato che va giù / Va giù e non viene su / Vedo solo che qualcosa sta / Nascendo / Forse è un albero / Di trenta piani 1 ”. In questo sogno alzo la testa, lo sguardo al cielo, conto i piani dell’albero di caucciù. Entro in posti abbandonati e tantissime persone mi baciano, mi sento soffocare, sono disgustato, ho paura di beccarmi qualche malattia, non sopporto più l’odore della gente, la loro puzza. Bevo un marocchino al bar di fronte. Poi un Martini rosso. Passeggio per la città, per i parchi, un po’ alla sua ricerca, un po’ senza uno scopo, è morto. Banane di Andy Warhol appese un po’ ovunque sotto ai portici, nella metro, si staccano e prendono il volo. Banane attaccate alle nuvole con lo scotch. Un uomo mi bussa delicatamente sulla spalla, avrebbe potuto spaventarmi, ma avevo ritrovato tutta la fiducia necessaria ad affrontare i mostri. Mi volto e sorrido: « Gianni De Martino in persona! Lei almeno profuma! Cos’è quest’odore nauseabondo che si sente da quando sono arrivato? » L’uomo mi porge la mano e risponde: « Gli pneumatici. Cosa ci fa nella mia città? Non abita più all’Hotel Oasis? »   Vedo passare in lontananza una Ferrari gialla, che attira il mio sguardo, ma rispondo: « L’ultima volta che ci siamo visti, mi ha detto che ero un vero scrittore. Detto da lei, è significato molto per me, ma non pensavo di incontrarla oggi, eppure eccola qui, le banane stanno volando e ho sempre pensato che lei potesse tradurre e trovare un editore milanese per il mio ultimo romanzo che parla di sogni e d’amore. » La Ferrari prosegue piano per la sua strada, pianissimo, come al rallentatore. Senza perderla mai di vista, aggiungo: « Non le ho mai chiesto, qual è il sogno più impressionante che ha fatto o il più ricorrente? » In quell’istante, il movimento degli abitanti della città cambia, non è più camminare, ma neanche danzare, è come se tutti stessero ascoltando la stessa musica ipnotica. Federico Fellini diceva che la musica è una lingua pericolosa, perché è una lingua che commuove, che dà emozione, senza contenuti . Perché la musica non ci dice niente; non ha nomi, verbi, ma ha qualcosa di molto potente che assomiglia agli aggettivi e agli avverbi… Ci dice molto sul come e non ci dice niente sul cosa. Per questo la musica ci travolge.  

L’uomo, l’immenso scrittore italiano, sussurra: « Bella, vero? La Ferrari, dico… Uno dei miei sogni ricorrenti è volare. Una volta sono arrivato in una città sconosciuta, sapevo di dover andare in un hotel, ma avevo perso l’indirizzo e mi sentivo smarrito. Allora ecco che arriva un ragazzo, giovane, forse un angelo, che mi prende la mano e mi riporta a casa. » Reagisco: « Il ragazzo era lei da piccolo? Oppure un fratello che ha perso? Lei sa che sognare di volare è abbastanza comune. Non so se si tratta di un simbolo onirico della libertà o di un difetto di fabbricazione, Dio che forse voleva fare di noi un uccello, prima di dirsi che ce ne erano già troppi. Vado a chiederlo alla signora seduta sulla poltrona rossa in mezzo alla strada… Signora, Signora… Aspetta qualcuno? Ho una domanda per lei: qual è il suo sogno ricorrente? » Senza muoversi dalla poltrona la donna risponde: « Sto aspettando l’autobus per Mapuetos. » Ed io arrabbiatissimo controbatto: « L’ho sempre detto, in tutti i sogni, in tutti i posti al mondo, che Mapuetos non esiste… Lo capisce questo? » La donna mi sorride: « È uno scherzo? Molto divertente. Risponderò alla sua seconda domanda: uno dei miei sogni ricorrenti è volare. Non che sogni di viaggiare in aereo, ma piuttosto di volare come un uccello. Di planare nell’aria, sentire il vento che mi soffia in faccia e sorvolare le montagne, le foreste e i fiumi. È un sogno che faccio spesso da quando sono piccolo e che continua a ossessionarmi tuttora. Ma c’è anche un altro sogno, un po’ più strano, che mi tormenta. È quello che sta facendo lei oggi, signor Patrick Lowie, il sogno in cui mi ritrovo in una città sconosciuta, senza sapere dove sono né come ci sono arrivata. Mi sento persa, disorientata, e so che devo trovare un modo di tornare a casa. Ma non so come. »

Gianni De Martino sembra confuso e vuole rilanciare: «Un giorno ho fatto lo stesso sogno anche se era diverso. Mi sveglio in una città sconosciuta, ma questa volta era reale. Avevo preso un volo per una presentazione di un libro, ma avevo perso l’indirizzo dell’hotel e mi sentivo completamente smarrito. Ho provato a ricordarmi l’indirizzo, a chiedere aiuto ai passanti, ma non è servito a niente. È allora che è apparso un ragazzino. Forse era un angelo, forse un bambino come gli altri, fatto sta che mi ha preso la mano e mi ha detto che mi avrebbe aiutato. Mi ha portato in un parchetto là vicino, dove abbiamo parlato della vita e dei sogni. Il ragazzino mi ha detto che anche a lui piaceva volare e ha iniziato a correre nel parco agitando le braccia come fossero ali. L’ho guardato, affascinato, mentre spiccava il volo piano piano nel cielo. E mi sono resto conto che stavo volando anch’io, che mi stavo librando in aria accanto a lui. Abbiamo sorvolato la città e infine siamo giunti all’hotel. Il bambino mi ha sorriso ed è scomparso fra le nuvole, lasciandomi solo con i miei pensieri. »

La Ferrari gialla si ferma alla nostra altezza, fingo di non averla notata: « Gianni, mi permette di chiamarla Gianni, lei sa che la apprezzo molto, quando mi ha presentato la lettera firmata da Pasolini, ero al settimo cielo, se lo ricorda? Ma sa benissimo che il suo sogno è chiaro: a volte l’importante non è trovare la via più diretta per la nostra meta, a volte bisogna concedersi il tempo di fermarsi, di ricordare il passato e considerare il futuro. Anche se ci restano solo poche settimane da vivere » . Un autobus rosso, indicando la direzione di Mapuetos, si ferma, la donna sale e la salutiamo. Anche Gianni De Martino mi saluta, molto affettuosamente, e vola via nel cielo ormai azzurrino. La portiera destra della Ferrari si apre. Sento una voce che mi dice: « Dai, salga su, sta per iniziare il nostro momento di gloria » . Non esito neanche un secondo, una musica mi travolge i sensi, mi lascio trasportare. 


(1) Adriano Celentano, Un albero di trenta piani 


Traduzione : Irene Seghetti 

Pubblicazioni e aneddoti

Questo ritratto è stato pubblicato in francese nel libro Le totem d'Imyriacht (2023) edito da maelstrÖm (Belgio)


Biografia

Gianni De Martino è nato ad Angri (Salerno) nel 1947. Nel 1967 è stato caporedattore della mitica rivista "Mondo Beat, e nel 1969 ha collaborato a "Pianeta fresco", rivista diretta da Allen Ginsberg e Fernanda Pivano. Dopo aver viaggiato per alcuni anni tra il Marocco e l’India, ora vive e lavora a Milano come giornalista, consulente editoriale e saggista. Ha due figli e vive con un compagno. Direttore di "Mandala. Quaderni d'oriente e d'occidente" e collaboratore delle riviste "Pianeta fresco", "Alfabeta", "L'erba voglio", “Il piccolo Hans”, “Panta”, “Quaderni asiatici”, "Altrove", “Il Mattino” ed altri quotidiani e riviste, ha curato, tra l’altro, il Saggio sulla transe di Georges Lapassade ( Feltrinelli, 1980; Apogeo, 1997; Jouvence,2020 ); La cultura dell’harem di Malek Chebel ( Bollati Boringhieri, 2000); L’interprete delle passioni di Ibn ‘Arabi ( in collaborazione con Roberto Rossi Testi, Apogeo, 2008). É autore di numerosi libri, fra cui : I Capelloni (Castelvecchi, 1997), Odori (Apogeo, 1998, 2006), Hotel Oasis (Mondadori 1988; Zoe 2001; Biliki,2008 ), Arabi e noi, DeriveApprodi, 2002); Viaggi e profumi (in collaborazione con Luigi Cristiano, Apogeo, 2007); Capelloni & Ninfette ( Costa & Nolan, 2008); Voglio vedere Dio in faccia: frammenti della prima controcultura, in collaborazione con Tobia D’Onofrio, Agenzia x, 2019; Addio a Mogador, Booksprint, 2020; La città dei jinn, la nuova carne edizioni, 2023.

Dettagli d'uso
Mapuetos è un progetto letterario creato dallo scrittore belga Patrick Lowie. Questo ritratto è un ritratto onirico, cioè è solo un ritratto ispirato da un sogno e dalla pura immaginazione. Di conseguenza, la storia raccontata non è reale. Errori di sintassi o di ortografia... non esitate a contattare mapuetos@mapuetos.com

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