Mattia Madonia (IT)

Mattia Madonia

Il ritratto onirico di Mattia Madonia

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Mattia, Mattia! grida un uomo a un bambino di sei anni. Torna qui! Non avvicinarti a quel vecchio. È un santo! Mi sveglio a fatica come se fossi affondato in profonde tenebre. Nella mia camera è tutto bianco, tranne i libri. I colori della mia quieta esistenza sono i tagli dei libri erosi dal desiderio di saperne di più, nella ricerca di una chiave per capire il mondo, per capirmi meglio. Una chiave di violino, chissà. Una chiave che apra le porte di un altro mondo. Concordo con voi, è un pensiero infantile, un’illusione tutto sommato inutile, nella vita ci sono cose più essenziali del voler fuggire. Forse è la chiave di un nuovo spartito musicale.

Può darsi che mi sia svegliato a Catania in Sicilia o a Imyriacht a Mapuetos. Oggi non ha più alcuna importanza. La camera è bianca, la porta vetrata si affaccia su degli alberi da frutta, limoni, e pure mandorli. Ripenso, ancora nel letto, sdraiato, con un libro aperto sulle ginocchia, ripenso al bambino del sogno, alla sua timidezza a tratti avvolta da un tentativo di prova di forza. Mattia voleva parlare a un santo, parlargli come se fosse stato un adulto, come se il santo avesse avuto un’età, la sua. Una conversazione fra uomini adulti, fra santi. Il sogno mi fa pensare a una frase di Paul Auster: “Dal momento in cui un uomo si riconosce in un altro, non pu ò più considerare quest’altro un estraneo 1 ”. Proseguo la lettura del libro con i tre boccali di frutta gialla in copertina, si direbbero marmellate di mirabelle. Fa caldo. Certi passaggi del libro mi danno il sorriso. Amo questa scrittura. Mi delizio di questo momento di vita e poesia. Sento qualcuno suonare la chitarra da lontano. Mi alzo, vedo un uomo giovane, barbuto, dall’altro lato della strada semideserta. Il mondo si è fermato. Le campane risuonano come si fossero assentate per un lungo tempo, venticinque anni ?

Mi alzo e mi butto sotto la doccia, mi vesto, scendo, le campane suonano ancora. Lo stesso bambino del sogno mi viene incontro, un uomo lo ammonisce: “Mattia! Mattia! Torna qui! Non ti avvicinare a quell’uomo”. Ma non bada a suo padre. Mi tende la mano e mi dice: “Qui dicono tutti che sei un santo e che sai fare i miracoli, eppure hanno tutti paura di te. Mi fai un piacere? Vorrei rivedere la mia vecchia scuola.” Suo padre mi rivolge un cenno di scusa, come per dirmi che ha fatto di tutto per impedire a suo figlio di avvicinarmisi, poi un altro cenno, di fiducia. Dopo un centinaio di metri fatti a fianco di Mattia bambino con un gatto in braccio, senza dire niente quasi per reciproco rispetto, mi volto ed è Mattia adulto a parlarmi timidamente: “So che lei è Patrick Lowie, come lei sa che io sono Mattia Madonia. Sappiamo chi siamo. La osservo da qualche giorno, ho fatto un sogno che mi ha emozionato molto. Mi permetto di raccontarglielo. Ho sognato la mia vecchia scuola, non era quella di una volta. Più moderna, più luminosa, simile ad un edificio futurista. Passeggiavo in cerca dei luoghi della mia memoria senza trovare nulla. Il sogno era eclatante, intendo che le luci abbagliavano il paesaggio. C’erano macchine del futuro e luoghi mai visitati prima. Mi sono ritrovato nel cuore di un macchinario, forse nel plesso sacrale, esattamente dove si trovava il vecchio cortile della scuola: erano rimasti solo detriti, era franato tutto, i muri e i pilastri. Sono crollato anch’io, e prima di svegliarmi ho iniziato a piangere.” L’ho ascoltato senza dire niente, poi l’ho guardato negli occhi: i peli della barba cadevano rapidamente dal volto come se stesse tornando di nuovo a un’epoca antica o a un tempo prossimo, più dolce, più rassicurante, benigno. Gli dico: “E quindi Mattia sei scoppiato a piangere prima di svegliarti... in un altro sogno. Prova a toccarmi, vedrai che non sono qui.” Appena il bambino fa per stringermi la mano, suo padre gli urla: Mattia, Mattia, torna qui, non parlare con i vagabondi... Gli faccio l’occhiolino: Sei molto maturo per la tua età, hai una visione del mondo e presto ne capirai il senso. Non dimenticarti mai che sei un leone.”

Alzo lentamente la testa,

piovono parole,

mi piacerebbe non svegliarmi più.


Traduzione : Irene Seghetti 

Pubblicazioni e aneddoti

Questo ritratto è stato pubblicato in francese nel libro Le totem d'Imyriacht (2023) edito da maelstrÖm (Belgio)


Biografia

Mattia Madonia è nato a Catania nel 1988, collabora con la rivista “The Vision” e ha pubblicato due romanzi (Che vuoi che sia e Mahut). È anche autore e compositore musicale.

Dettagli d'uso
Mapuetos è un progetto letterario creato dallo scrittore belga Patrick Lowie. Questo ritratto è un ritratto onirico, cioè è solo un ritratto ispirato da un sogno e dalla pura immaginazione. Di conseguenza, la storia raccontata non è reale. Errori di sintassi o di ortografia... non esitate a contattare mapuetos@mapuetos.com

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