Franco Battiato (IT)

Franco Battiato

Il ritratto onirico di Franco Battiato

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Siamo entrambi sotto a un nocciòlo, il sole è appena scivolato sotto la linea dell’orizzonte, siamo seduti in una posizione comoda, con un cuscino sotto le cosce, le mani adagiate sulle ginocchia, le tensioni muscolari allentate. Franco Battiato mi dice: «Patrick Lowie, le racconto un sogno: sono solito ascoltare un programma radiofonico ideato e condotto da un’amica alle 6 del mattino, che dura solo un quarto d’ora, poi non ascolto più niente. Ma quel giorno mi sono svegliato alle 5:55, mi sono alzato, sono andato in bagno, sono tornato a letto e invece di vestirmi e di accendere la radio, mi sono addormentato come un sasso. Non ho quindi potuto ascoltare la radio quel giorno, mi sono addormentato e ho iniziato a sognare. Nel sogno mi trovavo in una stanzetta, una camera, c’erano tre o quattro persone di mia conoscenza, amici, e una donna davanti a me, pettinata con uno chignon a banana anni ‘50, di quelli che le donne tenevano su con abbondante lacca, e all’improvviso la donna si è rivolta a tutti domandando: “Ma secondo voi la Chiesa è capace di compassione?” Senza indugio ho risposto: “Secondo me, no”. Si è voltata lentamente, come in una sequenza di un film di Buñuel, e mi ha guardato con un certo disprezzo, pronta a ribattere una qualche cattiveria, ma poi di colpo mi sono svegliato. Verso le 9, telefono alla mia amica della radio, le spiego che non ho potuto ascoltare il programma delle 6, e lei mi risponde: “Non importa caro Franco, non credo che fosse un argomento che avrebbe potuto interessarti, ho parlato della compassione della Chiesa”». Mentre parlava, tenevo gli occhi chiusi, cosicché la sua voce entrasse in me più facilmente, poi mi sono addormentato anch’io.

Nel sogno siamo a Bruxelles, Franco Battiato, artista immenso, pioniere della musica elettronica italiana, autore di canzoni contestatarie, Maestro indiscusso, mi aspetta in un hotel vicino all’Arco di Trionfo nel Parco del Cinquantenario, prendiamo un taxi, con l’idea di andare al ristorante indiano, in cui avevo prenotato un tavolo. Mi dice: «È stato molto gentile ad aver pensato al mio vegetarianismo, caro Patrick, ma francamente per me andava benissimo una pizza!». La conversazione risultava un po’ deludente e troppo speditiva per i miei gusti, mi sarebbe piaciuto restare con lui tutta la notte e il giorno seguente, tutta la settimana, il mese, l’anno. «Lei sa che morire è come sognare?» mi fa. «Siamo giovedì, 3 aprile del 2008, in questo Fiestival di Maelström, poco tempo fa è stato il mio compleanno, fra tredici anni sarà il giorno della mia morte e fra due anni Lei scriverà questo sogno. Vedrà. Ad ogni modo, camminiamo tutti verso l’Eterno, Lei viaggerà, non mi guardi con quest’aria sorpresa. Capirà che sarà successo qualcosa di metafisico. Ma se sono tornato in questo sogno è per dirle di riprendere questo cammino. Non si fermi ora, mi raccomando, non rinunci mai, le restano ancora venti o trent’anni davanti, per portare gocce di sapere e di sogni nel mondo. Non dimentichi di ripetersi ogni mattina: “Apriti Sesamo!” Il tesoro è dentro di te. Quello che sogna è la realtà, segua i consigli onirici.»

Mi sveglio che è già sera. Passeggio per le strade di Marrakesh, con le cuffie sulle orecchie, riprendo vita, riprendo contatto con la mia coscienza, ricordo che immaginavo un concerto di Battiato nel deserto a pochi chilometri da Ouarzazate, quel momento sembrava un sogno, un regalo. Il vuoto nelle orecchie, il vento, il silenzio ripetuto di un mondo prossimo all’eutanasia. È il momento di immergerci in riti di purificazione, riti di amore con la luce dei guardiani del mondo, dei guardiani del pudore. «Mi sarebbe piaciuto salutarlo», penso tristemente, con gli occhi umidi di questa bella e indispensabile tristezza. Mi ricordo che gli ho regalato i miei libri, li avrà letti o li avrà lasciati nella sua stanza d’albergo a Bruxelles? Non importa. Prendo l’aereo da Casablanca verso Catania, dove sto andando? Senza progetti per la mia vita, sognavo del Vesuvio ma adesso è l’Etna che mi tenta, setaccio le strade dei villaggi ancestrali, Milo, il territorio intorno è ricoperto di fitte foreste di castagni, vigne e nocciòli, è non lontano da qui che si è trasferito il fotografo tedesco Wilhelm von Gloeden, non penso di essere partito troppo lontano. Un’ombra mi segue, l’ombra diventa luce. La pazienza è un albero dei regali. Ho sognato? Ho dormito per non morire? Sono morto per non sognare? Un dolce vento caldo ci spinge verso la strada che conduce lassù, verso Imyriacht forse, suo fratello d’anima, cosa erutterà questa volta? Mi sento spalleggiato, incoraggiato sulla strada verso la cima del vulcano rosso fuoco. Una giovane guida traccia il cammino davanti a me, indicandomi i punti dove mettere i piedi scalzi senza bruciarmi. Eppure, tocco la lava e non mi divora, fachiro sulla lava. Il giovane ride a crepapelle e dice: «Mi piace molto, è una persona saggia, non un turista o un voyeur, è venuto qui per cercare una risposta, vero?» Resto in silenzio. L’osservo. Gli occhi scuri. Gli dico: «Se i suoi occhi fossero una lingua, direi che Lei parli siculo-arabo». Il suo sorriso è ormai immenso e mi dice: «Lei è incredibile, ha capito tutto.» Tornando a camminare: «Giovane, sappia che se non ha ancora trovato la sua ragione di essere, il suo ikigai, posso accompagnarla e aiutarla a trasformarsi in un mago.» Si gira, cerca di incastrarmi con gli occhi e mi dice tranquillamente: «S’Iddiu voli.»

Mi sveglio che è di nuovo primavera. Franco Battiato è seduto al pianoforte e suona qualche pezzo senza cantare. Mi osserva mentre mi sveglio senza dire nulla. Gli chiedo: «Franco, posso farle un’ultima domanda? Nel suo sogno chi c’era nella stanza?» Ride dolcemente e dice: «C’erano Jodorowsky, Giannoni, Gurdjieff, Madonia e lei, caro amico. Portava una parrucca degna degli anni ‘50, interpretava alla perfezione tutti i personaggi femminili dei film di Buñuel. È stato un momento magico, è un attore magnifico.» Mi alzo, al piano non c’è nessuno, mi muovo lentamente come un vecchio albero che ha vissuto per secoli, mi dirigo verso la sua libreria, vedo i miei libri, mi avvicino e torno ad essere invisibile.


Traduzione : Irene Seghetti 

Pubblicazioni e aneddoti

Questo ritratto è stato pubblicato in francese nel libro Le totem d'Imyriacht (2023) edito da maelstrÖm (Belgio)


Biografia

Franco Battiato nasce in Sicilia, a Jonia (Catania) nel 1945. Dai primi anni ‘70 Battiato si dedica alla musica elettronica e sperimentale (“Fetus”, “Pollution”…) prima di orientarsi verso una ricerca più anticonformista, componendo alcuni album pubblicati da Ricordi. Nel 1978 si aggiudica il premio Karl Heinz Stockhausen con il brano per pianoforte "L'Egitto prima delle sabbie". Dopo questo periodo, i suoi nuovi album si rivolgono a un pubblico più largo, e alcuni, come “L’era del cinghiale bianco”, “Patriots”, “La voce del padrone” e “L’arca di Noè” riscuotono un successo straordinario in tutto il mondo. Contemporaneamente Battiato scrive e pubblica libri sull’esoterismo e fonda una piccola casa editrice: “L’Ottava”.

Nel 1987, la sua prima opera lirica “Genesi”, rappresentata al Teatro Regio di Parma, segna l’inizio di una carriera parallela come compositore impegnato. Nel 1992 esce la sua seconda opera lirica, allestita al Teatro dell’Opera di Roma. Dal 1980 al 1990, registra diversi album con l’etichetta discografica Emi, quali “Fisiognomica”, “Giubbe rosse”, “Caffè de la Paix” e “Come un cammello in una grondaia”, nel quale reinterpreta quattro lied romantici di Beethoven, Brahms, Wagner e Berlioz. Nel 1994, Battiato avvia una stretta collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, che scrive il libretto della sua terza opera, “Il cavaliere dell’Intelletto”, la quale andrà in scena nella Cattedrale di Palermo. Insieme compongono un primo album di canzoni, “L’ombrello e la macchina da cucire”. Con “L’imboscata”, che esce nel 1996 e che contiene la canzone “La cura”, riscuote uno dei suoi maggiori successi e segna l’inizio di una nuova era della collaborazione con la casa discografica Polygram (oggi Universal Music). “Gommalacca” (1998) che include il single “Shock in my town” conquista il consenso del pubblico. L’album, prolungamento del percorso musicale iniziato con “L’imboscata”, si arricchisce ulteriormente di nuove sonorità del mondo di Battiato. In “Fleurs” (1999), oltre a due brani inediti, Franco Battiato interpreta per la prima volta 10 brani di autori diversi (K. Richards, J. Brel, C. Trenet…). È con questo album che nel 2000 riporta il premio Tenco come migliore interprete.

Nel 2001, Battiato pubblica il suo primo disco pop, “Ferro Battuto”, con l’etichetta Columbia/Sony Music. Questo album, scritto in collaborazione con Manlio Sgalambro, si distingue dalle sue produzioni consuete grazie alla partecipazione di artisti come Jim Kerr del gruppo Simple Minds (duo in “Running against the grain”), Natacha Atlas e la London String Orchestra. Nel 2002, registra un nuovo disco di cover (S. Adamo, L. Ferré, Strauss…), Fleurs3, che sale rapidamente in vetta alle classifiche e diventa uno dei 20 album più venduti dell’anno in Italia. Al tempo stesso Battiato scrive con Manlio Sgalambro la sceneggiatura del suo primo lungometraggio “Perduto Amor”, vincitore del Nastro d’argento al migliore regista esordiente del 2004. È l’inizio di una carriera cinematografica che lo porterà a presentare “Musikanten”, il suo secondo film alla Mostra di Venezia nel 2005 e il suo terzo film “Niente è come sembra”, al festival del Cinema di Roma nel 2007. Nel 2004, dirige e conduce la trasmissione “Bitte Keine Reklame” sul canale Rai Futura nel quale si propone di incontrare persone ‘straordinarie’. Lo stesso anno esce “Dieci Stratagemmi”, immediatamente in testa alle classifiche, e si tiene il concerto con il London Royal Philharmonic Orchestra all’Opera di Roma. Nel 2007 esce il suo ultimo album “Il Vuoto”, prodotto da Universal, seguito da una lunga tournée in tutta Italia. Franco Battiato muore il 18 maggio 2021 nella sua casa a Milo, in Sicilia.

Dettagli d'uso
Mapuetos è un progetto letterario creato dallo scrittore belga Patrick Lowie. Questo ritratto è un ritratto onirico, cioè è solo un ritratto ispirato da un sogno e dalla pura immaginazione. Di conseguenza, la storia raccontata non è reale. Errori di sintassi o di ortografia... non esitate a contattare mapuetos@mapuetos.com

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